Segretario Generale Sindacato Autonomo Pensionati ORSA
 

"Ci ritroviamo per l'ennesima volta a dibattere l'annosa questione relatica alla
corresponesione ai pensionati dei meglioramenti economici contrattuali.
Da ben cinque legislature siamo impegnati a riaffermare il diritto fondamentale dei
dei lavoratori ad avere un trattamento pensionistico che comprenda tutti gli aumenti
prevista dal contratto di lavoro di riferimento, nelle stesse date e negli importi previsti
per i colleghi che continuano a rimanere in servizio.
Già negli anni settata la Corte di cassazione aveva confermato la giustezza di questo diritto
stabilendo che "le parti contraenti degli accordi triennali per il personale del pubblico
impiego non hanno la disponibilità di escludere dai miglioramenti i soggetti in servizio
alla data iniziale dell'accordo e collocati in quiescenza nel triennio di validità".
Un principio più volte fatto proprio dai tribunali Amministrativi Regionali aggiungendo che
"l'eventuale scaglionamento nel tempo del pagamento dei benefici riguarda solo gli effetti
e la decorrenza degli stessi".
Purtroppo lo spirito che è sempre prevalso al momento della stipula dei contratti di
lavoro è stato quello di privilegiare i lavoratori in servizio stante soprattutto
la scarsa diponibilità economica posta sul piatto della bilancia. Un atteggiamento che si è
sempre dimostrato come un disinteresse più assoluto nei confronti dei pensionati e dei
pensionandi, dimenticando la assoluta mancanza di qualsiasi potere giuridico a sottoscrivere
accordi che modifichino le condizioni dei pensionati in assenza di specifico mandato di rappresentatività, di autorizzazione o di delega in tal senso. Un fenomeno, questo ultimo, non
più tollerabile. Un richiamo rivolto anche alla Dirigenza Fs, e che qualora dovesse
perdurare ci troverà costretti a doverlo definire in qualche aula di giustizia.
Il DPR
209 del 10 aprile 1987 è stato il primo atto politico del diritto alla triennalità del
comparto scuola. Nei mesi successivi il Parlamento, con una serie di provvedimenti
mirati, aveva esteso il beneficio alla quasi totalità dei lavoratori del comparto pubblico.
Unici esclusi furono i ferrovieri che, per una assurda dimenticanza del Parlamento (questa la versione
ufficiale), da alora rivendicano il diritto alla unicità dei contratti triennali da sempre
riconosciuti, non solo per legge a tutti gli atrli pensionati pubblici.
Poco meno di una settimana fa ed esattamente il 22 settembre 2005 alle ore 3.00 della
notte è stato sottoscritto l'ipotesi di accordo relativo alla CCNL per il secondo biennio
economico 2004-2005 del personale del comparto scuola.
Il punto 2 dell'articolo 3 recita testualmente: I benefici economici risultanti dell'applicazione
della Tabella A sono corrisposti integralmente alle scadenze e negli importi ivi previsti al
personali comunque cessato dal servizio con diritto a pensione nel periodo di vigenza contrattuale.
Agli effetti dell'indennità di buonuscita e di licenziamento si considerano solo gli
scaglionamenti maturati alla data di cessazione del servizio.
Questo vuol dire nuovi aumenti previdenziali per i pensionati già collocati a riposo
del primo gennaio 2004.
Esattamente quello da tempo rivendichiamo per i ferrovieri.
Vale comunque la pena ricordare che le parti stipulanti l'ipotesi di accordo in questione
sono le stesse confederazioni che continuano a negato lo stesso diritto ai pensionati
e pensionandi delle Ferrovie dello Stato.
Noi non invidiamo i nostri colleghi della pubblica istruzione, anzi riconosciamo
loro la caparbietà e la determinazione nella pretesa dei loro diritti.
Con il rinnovo contrattuale per gli anni 90/91/92 furono finalmente riconosciuti, anche ai
pensionati ferrovieri, gli aumenti contrattuali ancorchè decorrenti dopo la data del loro
pensionamento. La clausola che estese il sospirato beneficio fu direttamente autorizzato
con nota del 15 maggio 1990, dall'allora Ministro del Tesoro Guido carli. Quando ormai tutto
lasciava intendere ad un meccanismo orami consolidato, con la firma del successivo contratto 93/95
tutto veniva rimesso in discussione. Ancora una volta l'illegittimità e l'arbitrarietà delle
parti stipulanti avevano cancellato quello che era divenuto un diritto. Anche in quella
occasione in virtù della solita "copera corta" i diritti dei pensionati furono sacrificati
con buona pace di tutti.
Le manifestazioni di piazza, i ripetuti convegni, le raccolte di firme a sostegno delle
proposte di legge in materia danno il giusto segno della dimostrata volontà del Sindacato
Autonomo Pensionati dell'Or.sa di non lasciare nulla di intentato per arrivare alla positiva
soluzione della problematica.
L'attuale legislatura, che oramai volge al termine, è sicuramente quella in cui si dovrà mettere finalmente fine alla lunga pazienda e disponibilità dei pensionati ex ferrovieri.
Oggi, forti anche della nostra lunga perseveranza (siamo praticamente rimasti soli a
sostenere questa battaglia), abbiamo dalla nostra parte un testo unificato approvato il
21 aprile 2004 dall'Aula di Montecitorio alla unanimità, e se la memoria non ci inganna forse
uno dei pochi se non l'unico provvedimento approvato con voto plebiscitario, una legge, quella del 31 marzo 2005 n. 43, che istituisce presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri
- Dipartimento per la Funzione Pubblica, il Fondo per il personale delle Ferrovie dello Stato, la
cui dotazione per ciascuno degli anni del triennio 2005-2007 è pari a 8 milioni di euro,
al senato della Repubblica infine, il Disegno di Legge 2905 che, pur avendo iniziato l'esame
in Commissione Lavoro già dal 12 maggio 2004, è ancora in attesa della relazione tecnica
richiesta al Governo nel mese di luglio dello stesso anno.
Alcuni interventi non propri costruttivi hanno sicuramente bloccato l'iter parlamentare
del provvedimento a Palazzo Madama.
Nella discussione in Commissione Lavoro sono stati introdotti taluni elementi che necessitano
di alcuni precisazioni.
La legge 17 maggio 1985 n. 210 ha introdotto la natura privatistica del rapporto di lavoro
dei ferrovieri lasciando inalterata la normativa relativa al trattamento di quiescenza che
rimane a tutt'oggi di natura pubblica. Ne consegue pertanto che, voler limitare i benefici
per i pensionati andati in quiescenza solo nel periodo 1 gennaio 1981 - 31 dicembre 1986
non solo non sanarebbe quella ingiustizia più volte evidenziata, ma sarebbe comunque in contrasto
con le decisioni assunte dal senatore proponente tale impostazione durante il proprio mandato a capo della confederazione sindacale maggiormente rappresentativa.
La clausola che prevede la corresponseione al personale comunque cessato dal servizio, con
diritto a pensione, nell'arco di vigenza contrattuale, dei benefici economici derivanti
dall'applicazione del contratto medesimo è stato recepito nei rinnovi
contrattuali di tutti i comparti, per tutti i pensionati a riposo entro il
31 sicembre 1995 ed anche nel contratto collettivo nazionale dei ferrovieri 1990-1992
(articolo 96.4). Quest'ultimo, data 18 luglio 1990, è stato sottoscritto dalle O.S:
categoriati dei ferrovieri, e per quanto attiene la FILT "con l'assistenza dellas CGIL -
Confederazione Fenerale Italiana del Lavoro - rappresentata dal Signor Antonio Pizzinato.
Segretario generale". Testuali parole riportate a pagina 3 del contratto.
Noi consideriamo i ripetuti interventi del Senatore Pizzinato nelle Commissioni in Senato
come la punta di un iceberg che nasconde un'altra verità. Nella nostr adecennale battaglia
non abbiamo mai avuto al nostro fianco i rappresentanti della categoria dei pensionati delle
maggiori confederazioni. Anzi per dire esattamente come stanno le cose, le abbiamo avute
sempre contro. Un'azione comune negli interessi dei pensionati ex ferrovieri avrebbe
avuto sicuramente migliore successo.
Ma al punto in cui stanno le cose li ringraziamo della loro mancata collaborazione
pur nella convinzione che avranno al faccia tosta di rientrare in gioco qualora, come
tutti ce lo auguriamo metteremo fine a questa odiosa discriminazione.
Fatta questa doverosa premessa, veniamo adesso ad analizzare quale prospettiva si intravede
all'orizzonte.
Oggi, così come la legge 43 del 31 marzo 2005 prevede, abbiamo una disponibilità economica già
per l'anno in corso di 8 milioni di euro. Una somma pronta ad essere corrisposta all'atto
della definizione delle regole. Le considerazioni contenute nell'ipotesi
tecnica di regolarizzazione dei benefici economici che oggi vi sottoponiamo (che ci auguriamo
di facile lettura), peraltro già in possesso del Governo, ci portano ad una sola conclusione
non vi sono le condizioni per accettaree una liquidazione "una tantum" uguale per tutti e per lo più
secondo fonti non ufficiali, per i soli anni 2005-2006-2007. Nessuno è pertanto autorizzato
a legiferare in tal senso!!!.
Il provvedimento relativo alla triennalità dei contratti dei ferrovieri non può essere definito
con poco più di 7 Euro lordi mensili che diventano Euuro 4 e 82 centesimi se consideriamo il diritto
alla percezione dei colleghi posti in quiescenza nelle vigenza contrattuale 90-92, i quali
giustamente rivendicano l'aumento stabilito con decorrenza 1 novembre 92 soppresso
in applicazione della famigerata circiolare telegrafica n. 72 del 15 dicembre 1987 emanata dalla Ragione Generale dello Stato.
Siamo ulteriormente preoccupati nell'apprendere che "l'entità dell'onere
annuale derivante dall'attuazione del provvedimento, stabilito in 8 milioni di euro
non deve intendersi come misura fissa, i Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri
potranno rideterminare in aumento o in diminuzione tale misura, onde evitare di porre un vincolo
non coerente con la vigente legislazione contabile".
I pensionati ferrovieri, così come la moltitudine dei pensionati in generale, hanno anche
loro difficoltà ad affrontare serebamente l'ultima settimana di ogni mese, ma non
saranno le cifre preventivate a risolvere le loro necessità.
85200 pensionati, secondo i dati statistici, rivendicano quello che giustamente compete loro,
gli aumenti contrattuali cosi come da sempre riconosciuti ai pubblici dipendenti con i
legittimi riflessi previdenziali.
Nel gioco delle parti ognuno deve assumersi le proprie responsabilità. L'avere rinunciato
agli arretrati ed ai riflessi sui trattamenti di fine rapporto dà l'altro senso di
disponibilità dei ferrovieri, al Governo ed al Parlamento spetta fare altrettanto.
Gli impegni di legislatura a suo tempo assunto vanno rispettati, costi quel che costi.
Considerato che la legge finanziaria che nei prossimi giorni inizierà il suo iter parlamentare
sarà l'ultima della XIV° legislatura, non vi sono più margini per ulteriore rinvii.
Non è più tempo di promnesse, di pacche sulle spalle o di strette di mano.
Le somme necessarie alla copertura totale del provvedimento vanno reperite attraverso
lo strumento del rifinanziamento, questa volta in tabella c ( e quindi in maniera certa)
per poter finalmente considerare sanata una discriminazione ingiusta ed ingiustificabile.
Tuttu insieme vigileremo affinchè questo avvenga, non avendo nessun timore ad individuare
tutti coloro i quali non riterrano di assecondare le nostre aspettative.
Dopo l'approvazione della legge finanziaria tireremo le somme, ci ritroveremo nuovamente tutti
insieme prima dello scioglimento delle Camere e decideremo quale atteggiamento assumere nella
primavera 2006.
Vi ringrazio per l'attenzione. è una realizzazione editoriale THE MOMENT